idego.it
Simone Barbato, laureato in psicologia clinica e di comunità e il suo progetto Idego
Ciao Simone, come si svolge la tua giornata dopo aver preso il tuo buon caffè?
Dopo una massiccia assunzione di caffeina, il lunedì mattina parto per un percorso lavorativo impervio, un camel trophy – complice anche la logistica romana – in cui alterno riunioni di lavoro coi team dei vari progetti, all’organizzazione delle giornate di formazione, alla mia attività di studio privato. Idego, la società che ho costituito con il collega e amico e Lorenzo Di Natale, è in costante evoluzione e ci vede entrambi molto impegnati su più fronti. La sperimentazione (a fini di studio) della Virtual Reality la vivo invece come una fuga dal lavoro, un vero e proprio ‘viaggio virtuale’.
In cosa consiste il tuo progetto?
In senso più ampio, il nostro progetto è quello di promuovere la Psicologia Digitale come sostegno e fonte di benessere per la persona, e di aggiornare gli strumenti a disposizione dello psicologo alla luce delle più recenti innovazioni tecnologiche.
Con questo fine, abbiamo realizzato Twende, una piattaforma che consente agli utenti di
mettersi rapidamente in contatto
con professionisti qualificati e con iscrizione certificata
all’Ordine Professionale, e di iniziare
un percorso gratuito di consulenza psicologica in chat.
Il percorso proposto è breve;
l’obiettivo di Twende non è quindi una presa in carico online
dell’utente bensì
quello di costruire un ponte tra l’online e l’offline.
Lo schermo, grazie al suo
effetto disinibente, può rappresentare un mezzo
efficace per creare un clima
di fiducia e facilitare un accesso in studio dallo psicologo.
In questo momento poi siamo al lavoro su un software di Realtà Virtuale, pensato per il potenziamento delle abilità sociali, su cui spero di poter dare aggiornamenti quanto prima.
Cosa diresti a Freud se lo incontrassi ora?
A Freud racconterei come l’avvento dell’era digitale abbia inciso sull’esperienza umana, ridisegnando un nuovo modello di mente e di personalità. Gli parlerei delle relazioni tecno-mediate e degli smartphones che hanno profondamente cambiato il concetto di scambio tra persone.
Gli parlerei di una società dipendente dalla connessione, incapace di smettere di digitare, di come le nuove forme di tecno-mediazione abbiano occupato il posto del rapporto interpersonale face- to-face, e tantissimi campi della relazione umana come l’amicizia o l’amore.
Mi chiedo cosa avrebbe potuto elaborare una testa di quel livello messa al corrente dell’evoluzione che stiamo attraversando.
Allo stesso tempo, gli chiederei cosa pensa degli interventi psicologici online. Credo che la web-mediazione dell’intervento psicologico, soprattutto se testuale, abbia in comune alcuni aspetti con il setting psicoanalitico (penso all’opacità dell’analista). Tra l’altro un precedente di terapia web-mediata ci è stato offerto, in un certo senso, proprio da Freud nel periodo in cui portava avanti l’autoanalisi, nella corrispondenza epistolare con Fliess.
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