Per alcuni la solitudine è sinonimo di serenità e maturità. Per altri significa tristezza e abbandono. Da dove viene questa disuguaglianza nel percepire la solitudine?
La capacità di stare soli ha origine nell’infanzia. Normalmente tutti i bambini passano periodi dove soffrono di ansia da separazione, con un picco tra gli 8 e gli 11 mesi, poi tende a svanire. Diciamo che dopo gli 11 mesi, il bambino ha la capacità di capire che anche se non vede la madre, comunque è là, non scappa. Questo a condizione che tra madre e figlio/a, si sia creato un rapporto solido “buono”.
Dal punto di vista psicoanalista, chi vive male la solitudine , ha subito deprivazioni affettive precocemente, sia dovuto ad un trauma reale come una madre che si è dovuta assentare ( es. per viaggio di lavoro, per una vacanza, o per malattia,ecc.) o una situazione in cui la madre era presente fisicamente, ma distaccata mentalmente. Queste persone in età adulta, hanno bisogno di essere amate/i e non sopportano e non gradiscono la solitudine.
Un rapporto difficile con la solitudine può essere collegata anche ad una paura: la paura del silenzio, il buio, ma soprattutto la paura di se stessi. In questo caso l’altra persona diventa un ansiolitico vivente, una persona rassicurante e che copre l’ansia di sottofondo.
La solitudine può anche essere attribuita a paure oggettive, a traumi realmente subiti, proprio quando si era soli, come un’aggressione, molestie, vessazioni, ecc.
Indice dei contenuti
Quando la solitudine non è gradita, è importante tuffarsi in essa, cercando di capire le emozioni, e paure che albergano dentro di noi. Diventa un momento introspettivo fondamentale, capace di far emergere paure ed emozioni che vengono evitate. Abituarsi gradualmente. Sforzatevi di essere soli inizialmente in un ambiente familiare come il proprio appartamento, facendo attività per noi rilassanti, come ascoltare musica, leggere o dipingere. In questo modo la solitudine verrà associata ad emozioni positive. Affrontare inizialmente con pochi minuti al giorno, e poi piano piano ritagliandoci qualche meritata ora di solitudine.
Capita che alcune coppie si scelgono in maniera implicita per coprire, in realtà, la paura di rimanere soli. In questo caso, per esempio nella terapia di coppia, si incentiva entrambi i partner a ritagliarsi momenti di solitudine dove ognuno si può dedicare alle proprie passioni. Ognuno dovrebbe prendere i propri spazi, sempre con buon senso, così da non vivere nè una storia troppo distante, nè troppo simbiotica.
“Ogni sera mi organizzo per una cena, cinema, palestra, film a casa con gli amici, ecc. Se non ho un programma è il dramma, non posso sopportare l’idea di stare sola a casa. Mi accendo la tv per compagnia, ma la sensazione è quella di essere un’anima in pena in una casa vuota”
Utilizziamo i cookie per personalizzare contenuti ed annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Acconsenti ai nostri cookie se continua ad utilizzare il sito web.