La paura di far male agli altri, ma in particolare alle persone care, è molto più comune di quanto si immagini. Questa paura tende a trasformarsi rapidamente in una vera e propria ossessione con tanto di pensieri spaventosi e ricorrenti.
paura di far del male agli altri
Per quanto possa sembrare paradossale, a soffrire molto spesso di questa paura sono le madri e, in particolare, le neomamme nei confronti dei loro bambini. Altri casi tipici coinvolgono familiari molto stretti ma anche amici di una vita o semplici conoscenti.
La paura ossessiva di far male agli altri si genera sempre a partire da una grossa dose di aggressività non manifestata e che può essere causata da molti fattori.
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Quando si parla di paure o ossessioni tutto avviene nella nostra mente. A tormentarci è l’idea che alcuni pensieri, particolarmente strani, disturbanti e fastidiosi, si possano tramutare in realtà.
Questi pensieri – che si manifestano attraverso immagini mentali anche molto vivide – possono essere più o meno violenti. Si può passare dalla semplice idea di dare un pugno al nostro migliore amico fino a immaginare di poter uccidere i nostri genitori o i nostri figli, come nel caso delle neo mamme a cui abbiamo già accennato.
Questo significa che ci sono molti livelli di violenza immaginaria ma tutti generano lo stesso effetto: spaventano moltissimo la persona che sviluppa queste fantasie.
Naturalmente l’effetto più diretto della paura di far male agli altri è un continuo e profondo senso di colpa. Le persone che hanno queste fantasie cominciano a sentirsi dei mostri, a sentirsi inadatti alla vita sociale, e a sentire di non meritare l’affetto degli altri.
Naturalmente parlare agli altri di questi pensieri così disturbanti non è affatto facile, quindi chi soffre di questo problema si sente sempre più isolato e impossibilitato a trovare una via d’uscita.
La reazione al senso di colpa i genere è un’esasperazione del controllo su tutte le proprie azioni e addirittura su tutti i propri pensieri.
Chi ha paura di far male agli altri comincia inevitabilmente ad analizzare ogni gesto e ogni pensiero, comincerà a prestare attenzione a tutti i segnali corporei che potrebbero essere “indizi” di un attacco di violenza concreta e non più solo immaginata.
Tra i “sintomi corporei” più temuti ci sono ovviamente l’aumento del battito cardiaco, l’aumento della sudorazione, il nervosismo. Quando questi sintomi cominciano a presentarsi la persona si convince che sta per attaccare davvero qualcuno con la massima violenza.
In realtà si tratta soltanto di un circolo vizioso, che cioè si autoalimenta. Una persona che sperimenta pensieri di violenza nei confronti degli altri comincia ad agitarsi e ad andare in ansia, quindi manifesta i sintomi dell’ansia come tachicardia e sudorazione che, però, non hanno davvero a che fare con il desiderio di fare del male al prossimo.
Non rendendosi conto di essere entrata in un circolo vizioso la persona che ha paura di fare male agli altri comincerà a controllare il più possibile i propri pensieri.
L’obiettivo è impedire alla propria mente di generare pensieri e immagini di violenza nei confronti del prossimo.
Inutile dire che questo approccio non può funzionare: imporre alla nostra mente di non pensare a qualcosa ottiene l’effetto completamente opposto, rendendo quel singolo pensiero un compagno costante.
Il risultato di questo inutile dispendio di energie è che le persone che hanno paura di far male agli altri sono sempre molto stanche. Non si tratta di una vera e propria stanchezza come quella che sperimentiamo dopo una fatica fisica. Si tratta piuttosto di una spossatezza fisica e mentale, come se avessero impiegato tutte le proprie forze in uno sforzo invisibile, oltre che inutile.
Le cause di questo fenomeno molto complesso sono da ricercare sicuramente nel rapporto tra la persona che ha questa paura e la “vittima” dei suoi pensieri violenti.
Nella maggior parte dei casi infatti ci sono conflitti irrisolti che si trascinano e che “lavorano” nell’inconscio al fine di emergere alla coscienza.
I pensieri ossessivi in merito alla violenza contro le persone che amiamo, infatti, non indicano che vogliamo davvero far loro del male fisico. Spesso indicano soltanto che il nostro inconscio ci sta spingendo a prendere coscienza di quei conflitti irrisolti.
Per tornare all’esempio delle madri, nella nostra società la madre è la figura positiva per eccellenza, che dovrebbe fare sempre di tutto per proteggere i propri figli, addirittura sacrificandosi per amore loro.
Il problema è che – a parte le idealizzazioni della società – il mestiere di madre è molto difficile, soprattutto durante i primi mesi di vita del bambino. Per questo motivo le madri sviluppano frustrazione e aggressività nei confronti del neonato perché, per esempio, le depriva del sonno, pretende costanti attenzioni, piange in continuazione eccetera.
La mente della madre però rimane ancorata all’idea del suo ruolo che dovrebbe essere sempre positivo e protettivo. Quando si rende conto di non riuscire a essere sempre una “madre ideale” sviluppa quel senso di colpa che porta poi all’ossessione del controllo e all’evitamento.
La strategia dell’evitamento consiste nell’evitare la persona su cui si hanno fantasie di violenza al fine di non avere mai la possibilità di concretizzare le proprie fantasie. Una madre potrebbe trovare mille escamotage per non rimanere mai sola con i figli oppure potrebbe non riuscire a guardarli negli occhi per il senso di colpa.
Inutile dire che un comportamento evitante non fa che peggiorare il problema perché si limita a rimandarlo.
Purtroppo in una situazione delicata come questa, che fa peggiorare enormemente la qualità della vita delle persone, è strettamente necessario chiedere aiuto a un professionista.
Cominciare una terapia breve è la soluzione più idonea a risolvere questo tipo di problema. La terapia breve infatti punta a risolvere i problemi psicologici nell’immediato, senza necessariamente sviscerare tutte le loro cause.
La terapia breve permetterà al paziente di liberare l’inconscio esprimendo tutti i suoi pensieri ossessivi in maniera da poterli analizzare e comprendere senza negarli.
Proprio la negazione e la non accettazione di questa problematica, infatti, è alla base della grandissima sofferenza psicologica che prova chi teme di far male agli altri.
Se pensi di avere questo problema contattami: capiremo insieme qual è la strategia migliore per aiutarti ritrovare la tua serenità.
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