La mia paziente Liliana (nome di fantasia) è una giovane donna di circa 30 anni che mi ha chiesto aiuto per imparare a gestire e a superare gli attacchi di panico particolarmente intensi che si erano manifestati a seguito di un lungo periodo di ansia generalizzata.
la storia di Liliana e gli attacchi di panico
Anche se gli attacchi di panico non si presentavano frequentemente e non hanno mai avuto concrete conseguenze fisiche per la mia paziente, Liliana non si sentiva più in grado di condurre una vita normale e ha cominciato a evitare il più possibile situazioni sociali nelle quali non si sentisse sicura. Quando si è resa conto che anche uscire di casa stava diventando problematico per lei ha deciso di chiedere il mio aiuto, e questa è la sua storia.
Fino all’età di 29 anni pensavo di non aver mai sofferto di sintomi da ansia generalizzata. Da un certo punto della mia vita in poi, però, i normali stati di agitazione, che nell’esperienza quotidiana delle persone dovrebbero manifestarsi per brevi periodi e a seguito di cause specifiche, hanno cominciato a manifestarsi in maniera intensa e molto a lungo.
I primi sintomi fisici che ho cominciato a manifestare sono stati crampi ai polpacci, palpitazioni, tachicardia prolungata, insonnia. Naturalmente mi era sempre più difficile concentrarmi sul mio lavoro, che non riuscivo più a condurre con la solita efficienza e con la solita puntualità. Questo ovviamente mi procurava un’agitazione ancora più profonda perché ho cominciato a temere di non essere più in grado di sostenermi dal punto di vista economico.
Il primo attacco di panico si verificò in una situazione assolutamente banale: avevo bisogno di fare la spesa e stavo andando al supermercato. Arrivai ad un attraversamento pedonale e cercai di attraversare la strada: mi fu impossibile. Il mio corpo era paralizzato ed ero convinta che nel momento in cui avessi messo piede sulle strisce sarei stata travolta dalle auto e sarei morta. Non c’erano auto in prossimità dell’attraversamento: si trattava di una vita solitamente poco trafficata, ma per quanto cercassi di ripetermi che non c’era alcun pericolo reale, non riuscivo a calmare lo stato di agitazione che mi stava paralizzando.
Non riuscii nemmeno a chiedere aiuto perché non ero abbastanza lucida da articolare delle parole e pensai che se fosse passato qualcuno vedendomi in quello stato non mi avrebbe aiutato ma si sarebbe allontanato pensando che fossi ubriaca. Riuscii ad appoggiarmi con le spalle a un muro e rimasi immobile più tempo possibile, nella speranza di non svenire. Lentamente il respiro si calmò e l’attacco di panico scemò poco a poco. Riuscii a riprendermi e addirittura a fare la spesa di cui avevo bisogno, anche se impiegai un’eternità.
Tornai a casa e il mio primo pensiero, dopo aver chiuso la porta alle mie spalle, fu di chiudere la porta a chiave dall’interno e sdraiarmi sul letto. Da allora uscire di casa fu sempre più difficile. Dovevo programmare le uscite con largo anticipo, abituarmi mentalmente all’idea di uscire e fissare un preciso orario per il rientro. A quel punto l’ansia cominciò a manifestarsi tutte le volte che cominciavo a prepararmi per andare a un appuntamento e, soprattutto, per andare a svolgere delle semplici commissioni.
Il secondo attacco di panico si manifestò in casa, poco dopo il mio risveglio. Una mattina mi svegliai a causa di una forte agitazione e di palpitazioni estremamente intense. Pensai che sarei morta da sola, nel mio letto, e sperimentai di nuovo il panico e l’incapacità di parlare. Anche quell’attacco non durò molto a lungo. Quando tornai padrona del mio corpo e della mia mente decisi che era venuto il momento di chiedere aiuto a uno specialista.
Con il dottor Paladini cominciammo immediatamente un percorso che mi fornisse tutte le conoscenze teoriche e gli strumenti pratici per affrontare un attacco di panico da sola. Imparai l’importanza di concentrarmi sul respiro e soprattutto di lasciar fluire le emozioni anziché tentare di controllarle come avevo sempre fatto.
Riuscii a capire che l’attacco di panico è un sintomo importante, che attira la nostra attenzione mentale sulla necessità di risolvere un malessere psicologico che stiamo cercando di negare da tempo. Da una parte, quindi, ho imparato a gestire i sintomi fisici di un attacco di panico ma, dall’altro, ho imparato l’importanza di ascoltarmi per capire da quale tipo di malessere si scatena l’attacco di panico.
Il Dottor Petrarca Paladini mi ha consigliato un percorso di ISTDP (terapia psicodinamica breve) per arrivare a individuare velocemente la causa scatenante del problema. Attraverso questo percorso di analisi ho capito che stavo chiedendo troppo a me stessa e mi stavo caricando di troppe responsabilità senza chiedere aiuto a nessuno. Fingevo anche che andasse sempre tutto bene e che non avessi alcun tipo di difficoltà: si trattava di un comportamento che era sempre stato incoraggiato nella mia famiglia e che avevo portato con me nella vita adulta considerandolo normale. Ho compreso che non ho mai avuto fiducia negli altri e che anche da bambina avevo manifestato sintomi di ansia generalizzata, anche se non avrei mai saputo chiamarli con questo nome e non ne avevo mai fatto parola con nessuno, fino addirittura a dimenticare quegli episodi.
Oggi sto cercando di recuperare la fiducia nelle altre persone ma soprattutto di concedermi la libertà di avere paura e di chiedere aiuto. I miei attacchi di panico nascevano dalla convinzione di essere da sola in tutte le mie scelte e di non poter contare su nessuno, anche degli amici che conoscevo da una vita. Oggi sto imparando a pensare a me stessa come parte di una comunità. Non ho più avuto attacchi di panico.