Ansia e ipocondria sono strettamente legate poiché si alimentano a vicenda. Si tratta di un circolo vizioso molto pericoloso per la salute mentale e fisica di un individuo ed è importante non soltanto riconoscerlo ma imparare a spezzarlo.
ansia e ipocondria
Per farlo l’approccio terapeutico è fondamentale, dal momento che sia l’ansia sia l’ipocondria derivano da fattori psicologici: gestirli in maniera corretta, mitigarli e risolverli migliorerà enormemente la vita del paziente.
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Si definisce ipocondria la convinzione di un individuo di essere affetto da alcune patologie anche quando l’evidenza scientifica gli dimostra che questo non è vero. In genere, infatti, l’ipocondriaco si convince che sono i medici a sbagliare, oppure sono gli esami ad essere stati mal eseguiti: qualsiasi giustificazione va bene per sostenere la sua idea di essere affetto da una o da più patologie.
Come si può intuire l’ipocondria è una patologia cronica. Questo significa che non si presenta con episodi eclatanti di breve durata. Al contrario, è presente in maniera costante anche per tutta la vita di un individuo, arrivando a influenzare pesantemente la sua esistenza.
L’ipocondria può comparire a seguito di una serie di esperienze traumatiche che un individuo si trova ad affrontare nel corso della vita.
Spesso le persone ipocondriache hanno vissuto indirettamente una malattia grave nel corso della propria infanzia o adolescente: l’immagine di un genitore, di un parente o di un amico malato si è impressa a fondo nel loro subconscio e ha finito per influenzare pesantemente il resto della loro vita.
Bisogna specificare che però fare esperienza di malattia non scatena direttamente l’ipocondria. A condurre da uno stato di salute fisica e mentale all’ipocondria è l’ansia, ovvero la paura di sviluppare la stessa malattia che ha fatto soffrire o portato alla morte una persona che il paziente considera o considerava importante.
Dal momento che l’ipocondria si sviluppa a partire dalle esperienze di un individuo e dalla reazione che l’individuo ha avuto a seguito di quelle esperienze, i sintomi di questo disturbo sono estremamente vari e, purtroppo, sono tutti reali.
Questo non significa che il corpo di un ipocondriaco è davvero ammalato, significa soltanto che, come il corpo di qualsiasi essere umano, subisce ogni giorno dei cambiamenti e sviluppa piccoli sintomi di poca importanza.
Il corto circuito avviene nella mente del paziente e non nel suo corpo: il paziente presta la massima attenzione a qualsiasi stimolo che arriva dal suo organismo e lo interpreta nella maniera peggiore possibile.
Un semplice mal di gola potrebbe essere interpretato come un tumore alla laringe, un dolore intercostale come l’anticamera dell’infarto e così via. Il mal di gola e il dolore intercostale esistono sicuramente, è la malattia che il paziente ipocondriaco collega ad essi a esistere solo nella sua mente.
L’ipocondria non è un disturbo che danneggia solo la salute mentale del paziente. Essa si riflette anche sui suoi comportamenti sociali e, di conseguenza, anche sulle relazioni sociali che il paziente è in grado di costruire.
Un paziente ipocondriaco, infatti, tenderà a parlare costantemente dei propri sintomi e delle proprie malattia (soprattutto di quelle non reali ma solo presunte), e sarà in grado di intavolare lunghissime discussioni sull’argomento, costringendo coloro che lo frequentano ad ascoltare noiosissimi monologhi.
Inoltre, le persone che conoscono bene il paziente capiranno rapidamente che le sue patologie sono immaginarie e cercheranno di convincere il paziente a basare le proprie considerazioni su quello che dicono i medici e non su quello di cui lui si è convinto. Questo non farà altro che provocare profondi conflitti interpersonali tra il paziente ipocondriaco e tutte le persone che lo circondano e che hanno a cuore il suo benessere.
La sensazione di essere incompreso e di venire isolato da parenti e conoscenti potrebbe portare il paziente ipocondriaco a una progressiva riduzione dei rapporti sociali: chiudendosi sempre di più in se stesso e scegliendo l’auto – isolamento sociale, il paziente potrebbe rapidamente raggiungere uno stato depressivo.
Abbiamo parlato finora del corto circuito tra i sintomi e l’interpretazione dei sintomi che dà luogo all’ipocondria: è venuto il momento di analizzarlo più a fondo.
L’ansia è il fattore scatenante del corto circuito, è ciò che induce il paziente a pensare allo scenario peggiore in assoluto piuttosto che focalizzare la propria razionalità sui dati oggettivi.
In genere l’ipocondria si è manifesta per la prima volta nella vita di una persona in un momento in cui quest’ultima si trova in un periodo di forte stress. Come tutti sanno, lo stress può comportare la comparsa di sintomi psicosomatici come tachicardia, rush cutanei, insonnia, irritabilità e molti altri.
A quel punto scatta nel paziente l’ansia di aver sviluppato una certa patologia o una qualsiasi patologia grave.
In qualità di persona ansiosa, il paziente cercherà di prestare la massima attenzione a ogni piccolo sintomo generato dal suo corpo nel tentativo di porvi rimedio prima che diventi cronico o fatale.
Non è raro che il paziente ipocondriaco ricerchi ogni possibile informazione sui sintomi e sulle cure delle patologie più disparate, arrivando anche formarsi una discreta cultura medica.
A questo punto, forte delle sua preparazione “accademica” (gran parte della quale avviene su internet), il paziente che ha ormai sviluppato l’ipocondria comincerà a contestare il giudizio dei medici e a perdere ogni tipo di fiducia nel parere dei veri specialisti. Addirittura si arriva al paradosso per cui se i medici gli dicono che non ha alcun disturbo, il paziente si convince che la realtà è ben diversa: la malattia è vera ed esiste ma i medici sono troppo incompetenti per riuscire a individuarla.
La conseguenza di questo stato di cose è un circolo vizioso: i sintomi generano ansia, che a sua volta genera un’ancora maggiore attenzione verso i sintomi i quali, ovviamente, faranno aumentare l’ansia.
Da quanto detto finora appare evidente che l’ipocondria non è altro che un sintomo di disturbi molto più profondi, legati principalmente a uno stato d’ansia in cui il paziente si trova intrappolato.
Come avviene nell’approccio terapeutico nei confronti di qualsiasi malattia, per guarire da una malattia è necessario curare le cause. Nel momento in cui saranno sparite le cause anche i sintomi non faranno più la propria comparsa.
Sarà necessario andare a indagare le motivazioni profonde del disturbo d’ansia, gli episodi traumatici che lo hanno scatenato e analizzarli insieme al paziente, così che possa comprenderli a fondo e comprendere anche il ruolo che hanno avuto nella formazione della sua personalità e dell’insorgere della sua ipocondria.
Soltanto liberando il paziente dall’ansia si potranno risolvere tutte le problematiche psicologiche, sociali e relazionali che affliggono tutti i pazienti ipocondriaci.
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