ansia a 20 anni
“A vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si hanno in testa a quell’età!”, così cantava quarant’anni fa Francesco Guccini in una delle sue più famose canzoni. “Eskimo” parlava di una generazione di giovani che si stava emancipando e scopriva il sapore della vita e le relazioni sociali in un modo che mai nessuna generazione precedente aveva mai fatto.
Ma come sono i giovani oggi? E perché in parecchi soffrono di disturbi d’ansia? Comprendere quali meccanismi sono all’origine del proprio stato di disagio rappresenta il primo grande passo per uscirne. E’ infatti con la consapevolezza delle cause del nostro problema che saremo in grado di affrontarlo e probabilmente anche di risolverlo.
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Le ragioni dell’ansia nei ragazzi e nelle ragazze ventenni possono derivare da numerosi fattori che intervengono singolarmente o, come più spesso accade, agiscono in concomitanza tra loro determinando quel malessere indefinito che molti riferiscono di provare.
Il numero di coloro che soffrono di questi disturbi in giovane età è significativamente aumentato negli ultimi decenni e questo ci porta a ritenere che le cause vadano principalmente ricercate nel modello sociale con il quale oggi i ventenni si trovano a vivere e misurarsi.
A vent’anni un giovane è infatti entrato nell’età in cui dalla Società è considerato formalmente adulto: gli viene concesso di guidare, di bere alcolici, di accedere a contenuti per maggiorenni, di votare. In aggiunta a tutto questo gli viene anche richiesto di decidere della propria vita.
Ma questo giovane è stato messo in condizioni effettivamente di fare tutte queste cose?
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La società di una volta era organizzata in modo classista e indirizzava i giovani verso percorsi di vita quasi sempre prestabiliti perché imposti dalle condizioni della famiglia di provenienza. Questo fatto per quanto ingiusto rappresentava paradossalmente una certezza e il giovane di allora a vent’anni sapeva già quali erano i suoi compiti e le sue responsabilità.
Non mancava chi si opponeva a questo destino e si emancipava, ma tale determinazione a quell’età si trasformava in una grande forza propulsiva e forse a tratti anche incosciente, dove non trovavano certo spazio i disturbi d’ansia.
Oggi la Società è formalmente libera e non classista, ognuno di noi è teoricamente libero di fare quel che preferisce. Ma nella sostanza sappiamo bene che non è affatto così. Questa consapevolezza porta allo smarrimento interiore di diversi giovani che non si sentono protagonisti di un progetto, ma anzi spesso e volentieri si sentono un peso per la Comunità e la Famiglia, e soprattutto non hanno un sogno da realizzare perché percepiscono una Società non pronta ad accoglierli e assegnare loro un posto.
La difficoltà di riconoscere il proprio ruolo nella Società, insieme all’assenza di prospettive motivanti genera una spirale negativa che può scatenare ansia e depressione.
Quella appena descritta è una causa collegata al contesto generale che caratterizza in questi tempi la nostra Società, eppure non tutti i giovani soffrono di disturbi d’ansia e attacchi di panico.
La situazione di incertezza e la carenza di prospettive sofferte dai giovani nei nostri tempi non sono però da soli sufficienti a spiegare il motivo per cui così tanti ventenni soffrono di disturbi d’ansia e attacchi di panico. Questo contesto tuttavia rappresenta un terreno fertile sul quale possono innestarsi e germogliare le conseguenze di altri problemi che coinvolgono i neo maggiorenni e che occorre indagare caso per caso.
Anzitutto può accadere che vi sia una componente patologica, ovvero una predisposizione del soggetto ad ansia ed attacchi di panico. Queste situazioni dovrebbero essere relativamente facili da diagnosticare perché i sintomi si manifestano ben prima dei vent’anni, in molti casi insorgono fin dall’età infantile. Per la loro natura clinica, questi casi non possono essere affrontati esclusivamente attraverso una terapia psicologica poiché le crisi sopportate dall’interessato di norma precedono e non seguono la condizione di disagio.
Un’altra causa di disturbi depressivi può essere ricercata nell’abuso di alcool e sostanze stupefacenti. Purtroppo il numero di giovani che ricorre in modo sistematico all’assunzione di droghe e superalcolici è in crescita, anche a seguito del contesto sociale generale che abbiamo descritto. Senza un progetto di vita convincente è molto più facile abbandonarsi a comportamenti di questo genere.
Tornando sul piano prettamente psicologico, gli attacchi d’ansia o panico possono dipendere anche dai ritmi e dalle sollecitazioni imposti dalle convenzioni sociali e abitudini indotte dalla società tecnologica che ci circonda. Per un giovane di vent’anni è impossibile pensare che si possa vivere senza un telefono personale o un sistema di messaggistica che registri i momenti di invio, consegna e lettura di un messaggio. A quanti è capitato di provare ansia per un commento indisponente scritto su facebook o per una mancata risposta su whatsapp? Può sembrare strano, ma le continue micro sollecitazioni derivate da queste attività “social” possono modificare radicalmente la percezione delle priorità della vita quotidiana.
Un giovane ventenne probabilmente non si è ancora misurato con le responsabilità ed i fatti rilevanti della vita e non è detto sia grado di misurare la gravita delle situazioni. Senza che ce ne rendiamo conto, i social ci proiettano sul mondo con virulenza costringendoci ad una continua ricerca della miglior esibizione di noi stessi sul mondo e confronto con gli altri.
Sul tema del condizionamento derivato dall’abuso dei social sono stati prodotti diversi episodi della serie tv “Black Mirror” che sono davvero illuminanti per capire quanto l’insediamento di certe abitudini può influire non solo sui singoli individui ma su una intera Società.
Per tutte le problematiche di ordine psicologico, in base alle situazione, la Famiglia può essere tanto causa (o più precisamente con-causa) dei disturbi quanto terapia di cura, ovvero luogo di riconciliazione dei problemi di ansia. Purtroppo difficilmente i componenti di una famiglia hanno coscienza di quale ruolo stanno interpretando.
Una famiglia particolarmente protettiva e premurosa può a torto ritenersi un luogo di rifugio e conforto nei confronti di un giovane che prova disturbi d’ansia, quando magari invece l’atteggiamento iperprotettivo può essere la vera causa del senso di insoddisfazione e inadeguatezza provato dal ragazzo.
A volte invece, le dinamiche famigliari portano un ventenne allo stato di ansia per via del dover dimostrare a tutti i costi le proprie capacità, per esempio nello studio universitario che indubbiamente rappresenta un costoso investimento per molte famiglie. Nei casi estremi si registrano pesanti pressioni psicologiche indotte nei confronti del giovane o della giovane che subisce impotente i desideri di riscatto sociale e successo personale dei genitori.
Eppure è proprio la famiglia, insieme alla cerchia di amici il primo luogo nel quale il nostro ventenne può ritrovare la propria serenità ed equilibrio.
Ma come affrontare e curare i disturbi d’ansia e gli attacchi di panico? Anzitutto occorre riconoscerli attraverso una ammissione che non è affatto scontata, soprattutto nei giovani.
L’atto stesso di riconoscere questo limite come qualsiasi altro difetto del proprio fisico favorisce un positivo processo di autodeterminazione che però non deve sfociare nel vittimismo di chi arriva a sostenere: “io sono così e non posso farci nulla”.
Il passaggio successivo al riconoscimento dell’ansia è quello di desiderare di superare il problema con l’obiettivo di vivere più serenamente e positivamente. A vent’anni quando si ha davanti ancora una intera esistenza questo passaggio, seppur non scontato, è certamente più semplice da affrontare.
A questo punto occorre chiedersi cos’è l’ansia e da cosa è determinata. Ed è proprio qui che il nostro giovane potrebbe scoprire qualcosa di sorprendente.
L’ansia in fondo è una forma di energia interiore che fuoriesce in modo incontrollato per dirci una cosa molto chiara: “Io non sono contento di quel che sono e di quel che faccio. Io ho voglia di cambiare”. Ma come agire adesso, quindi?
Una volta preso coscienza della propria voglia di cambiare, occorre mettere in discussione la propria scala di valori. Su cosa basiamo il nostro giudizio sugli altri e su cosa basiamo il giudizio che pensiamo gli altri abbiano di noi? E’ davvero così? Quali sono le cose che davvero contano nella nostra vita e quali invece contano perché da troppo tempo ci siamo abituati a pensare allo stesso modo.
L’ansia di sentirsi insoddisfatti e inadeguati si combatte mettendo in discussione la nostra scala di valori, modificando le nostre abitudini, ricercando nuovi interessi e passioni.
Un ragazzo a vent’anni dispone tutte le energie per reagire con determinazione e superare le difficoltà, ma non può farlo da solo.
Ancora una volta la Famiglia svolge un ruolo determinante. Perché è attraverso i propri genitori e famigliari che il giovane può essere supportato nella messa in discussione delle sue abitudini e della sua scala di valori. Ma a volte non è così semplice. Ecco allora che può essere di aiuto il consulto di uno psicologo specialista.
Purtroppo nella nostra società c’è ancora la tendenza a pensare che rivolgersi ad uno psicoterapeuta rappresenti l’ammissione di una colpevole inadeguatezza, quasi che si tratti un inqualificabile handicap. E alcuni genitori non sono disposti ad ammettere la necessità di questo tipo di supporto per il proprio figlio. Nulla di più sbagliato.
Troppo spesso si confonde il piano della patologia che richiede un intervento di carattere psichiatrico con quello del benessere psicologico che si pone su un altro livello.
Proprio per effetto delle considerazioni che si facevano all’inizio, la nostra Società oggi richiede il supporto degli psicologi in misura decisamente maggiore a quanto si pensa. Se escludiamo i casi in cui i disturbi d’ansia hanno una natura patologica, nelle altre situazioni un consulto psicologico può fornire al nostro giovane la capacità di affrontare e superare il suo problema.
Il ruolo dello psicologo infatti non è quello di prescrivere al ventenne un farmaco per curare una malattia; il suo compito è invece quello di incoraggiare il giovane ad affrontare i suoi problemi, le sue paure, le sue incertezze attraverso il racconto di questi stati d’animo e la riflessione sulla loro reale consistenza e poi sulle azioni che si potrebbero intraprendere per superarle.
I giovani e le giovani che soffrono di disturbi d’ansia hanno sostanzialmente bisogno di due cose. Da un lato riportare alla giusta dimensione i loro problemi quotidiani che sono irrisori in confronto ai fatti ben più gravi che potrebbero dover affrontare nel corso della vita. Dall’altro hanno bisogno di tornare a sognare, avere speranza nel futuro, avere voglia di vivere e fare cose.
E così mentre quasi mezzo secolo fa Francesco Guccini in “Eskimo” cantava l’incoscienza di essere giovani nell’atto della scoperta del mondo, adesso questa incoscienza è diventata smarrimento dal quale per uscire occorre imparare a ribaltare gli schemi, attraverso la consapevolezza che l’ansia che proviamo in fondo è la vita che desideriamo vivere che cerca di uscire fuori e questa in fondo è una bella cosa!
Bibliografia :
“Mai più ansia” di Amleto Petrarca Paladini , casa editrice aldenia
“Ansia. Come uscire dalla gabbia e riprendersi la vita” di Giampaolo Perna , editore pickwick
“Parole, emozioni e videotape” di Ferruccio Osimo Francoangeli editore
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