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In Italia, 10 ragazze su 100 soffrono di disturbi del comportamento alimentare. I numeri in Italia sono di 3 milioni di persone che soffrono di disturbi come anoressia, bulimia, obesità patogena, binge eating disorder, e il 90 % dei casi si tratta di donne.
Nella maggior parte dei casi ci si rivolge ad uno psicologo-psicoterapeuta solo quando la situazione è diventata insostenibile.
L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare che colpisce quasi esclusivamente il sesso femminile, anche se nel sesso maschile è sempre più diffusa. Secondo le statistiche il rapporto è 1:11 fra maschi e femmine. Nei maschi l’anoressia inizia prima della pubertà. L’anoressia è caratterizzata da un rifiuto del cibo da parte della persone. Tale rifiuto a volte può essere parziale, altre volte completo, fino ad arrivare alla cachessia (deperimento fisico). Il rifiuto del cibo è motivato dalla paura di assumere cibi calorici. Ciò non vuol dire, però, che vi è un assenza del desiderio di mangiare, quanto una distorsione del senso di sazietà. L’appetito a volte si può presentare anche in senso improvviso, in modo violento, in cui la persona arriva ad assumere anche grandi quantità di cibo, molto calori, come dolci e grassi.
Insieme alla bulimia, l’anoressia nervosa è anche una delle patologie più pericolose in quanto può portare il paziente al decesso, al coma o alla perdita parziale delle sue funzioni vitali. Per questo l’anoressia nervosa rientra nel novero dei Disturbi Alimenti Psicogeni, ovvero quelli che sono collegati alla nutrizione e hanno alla base delle fondamenta psicologiche.
Questa malattia è caratterizzata dall’ossessione verso l’ingrassamento che si vuole evitare a tutti i costi rifiutando completamente di mangiare in modo sano. Di questa patologia soffrono principalmente le donne che dopo il rifiuto dei cibi grassi o ad alto contenuti dei zuccheri sviluppano sempre di più una tendenza verso il rifiuto anche dei cibi più leggeri.
Le forme più gravi dell’anoressia nervosa portano allo sviluppo della malnutrizione, dell’amenorrea, dell’inedia e della emaciazione. A differenza di quanto si crede, l’anoressia nervosa non è una patologia contemporanea, e nemmeno moderna, bensì trova le sue radici in tempi molto antichi. Nella sua evoluzione fino al totale rifiuto del cibo coinvolge molte funzioni, tra cui quelle ormonali, psicologiche, metaboliche ed endocrine, e numerosi apparati, tra cui quello digestivo, cardiaco e circolatorio.
Nonostante la pericolosità di questa patologia, i possibili trattamenti sono ancora in fase di studio e non esiste una cura farmacologica finale. Tuttavia sono stati sviluppati dei medicinali che possono dare un sollievo alla paziente, ovviamente senza curare la patologia del tutto. Inoltre il beneficio derivato dalle cure farmacologiche è alquanto modesto e, per giunta, privo di reale effetto benefico per molte donne.
Inoltre bisogna fare una precisa distinzione tra l’anoressia nervosa e l’anoressia, in quanto la prima è una patologia a tutti gli effetti, mentre la seconda è solo un sintomo valido ai fini della diagnosi che indica un stato patologico nell’individuo.
Il modo più comune con cui molte ragazzine diventano anoressiche, ed arrivano a rifiutare il cibo, è quando nella fase della pubertà, cominciano una maggiore preoccupazione per il loro aspetto fisico ed estetico, che si arrotonda, e decidono di iniziare una dieta. Caratteristica comune in molti casi di anoressia, per esempio, è il disagio e il senso di vergogna con l’arrotondamento del seno e dei fianchi che inizia nella fase della pubertà.
L’anoressica, rifiuta l’idea di veder il suo corpo cambiare per diventare donna, e inizia una dieta in cui si scartano in particolare carboidrati e dolci. Si scarta la pasta, i dolci, il pane, privilegiando quei cibi ritenuti sicuri come il the, i grissini, l’insalata non condita, mozzarelle, ecc. Spesso questa dieta è associata a farmaci e/o integratori, che inducono un senso di vivacità intellettiva e fisica, che una tale dieta non consentirebbe.
Sfortunatamente, gli studi effettuati sull’epidemiologia di questa patologia non sono univoci e spesso in contrasto tra di loro. Anche questo è un motivo per cui ancor oggi non sono state sviluppate delle cure farmacologiche valide. Una parte degli studi sottolinea come i casi di anoressia nervosa nel mondo siano in rapido aumento.
Altri studi, invece, evidenziano un andamento costante della malattia. Un altro studio ancora tende a sottolineare come l’andamento di questa malattia possa essere paragonabile a uno schema a onde. Difatti nel 1995 la percentuale della popolazione ammalata era uguale a quella che si aveva nel 2016. Tra il 1995 e il 2016, invece, si era avuta prima una rapida crescita del fenomeno (con il picco nella seconda metà degli anni 2000, precisamente nel 2008) e quindi una sua riduzione fino ai livelli di base.
Si tende, quindi, a pensare che la quantità di pazienti ammalati possa diminuire e aumentare nel tempo. Nel 2003 la percentuale totale dei casi si aggirava intorno allo 0,3% su base mondiale, mentre il numero di nuovi casi è stato di 8 per 100.000 individui nell’arco del 2003. Nel 2008 la prevalenza dei casi ha superato il 2% su scala mondiale.
Questa patologia si manifesta più frequentemente nelle donne di età compresa tra i 14 e i 18 anni, anche se sono noti molti casi di pazienti colpite dall’anoressia a 25 anni. Ultimamente si registrano sempre più casi anche tra gli adulti e persino tra gli anziani, il che è indice del fatto che la patologia sta progressivamente cambiando. Più del 92% di casi di anoressia nervosa si sviluppa comunque nelle donne. Nel caso degli uomini l’anoressia nervosa colpisce prevalentemente gli adolescenti.
Gli ultimi studi effettuati in merito indicano che il numero degli uomini ammalati è in aumento. Alcuni studi riportano anche che l’anoressia nervosa provoca una diminuzione del desiderio sessuale, indipendentemente dal sesso in cui si manifesta. Molti studi, inoltre, mostrano anche che la malattia può svilupparsi indipendentemente dalle preferenze sessuali dell’individuo colpito.
Altri dati interessanti riguardano la diffusione di questa patologia su scala globale, in quanto mostrano che l’anoressia nervosa è molto diffusa negli Stati economicamente sviluppati, piuttosto che in quelli in via di sviluppo. Così in Norvegia si ha una diffusione pari a 5,7%, mentre in Giappone questa percentuale scende a 4,79% (ma aumenta fino a 17,10% se vengono prese in considerazione unicamente le donne d’età compresa tra i 15 e i 29 anni). A fare da baston contrario a questi dati ci pensa l’Inghilterra, dove l’anoressia nervosa ha una prevalenza di solo 0,5% (un aumento significativo di 0,4% rispetto al livello del 1995) e l’Italia, uno dei pochi Paesi al mondo dove l’anoressia nervosa sta diminuendo (era di circa 0,5% nel 2008 e 1,3% nel 1993).
Al giorno d’oggi il Messico è l’unico Stato dove l’anoressia nervosa è quasi praticamente assente (con una prevalenza di 0%). Si può così evincere che l’anoressia nervosa è parzialmente collegata al benessere, in quanto è assente nei Paesi molto poveri dell’Asia, Africa e America Latina.
Questo si evince anche dal cambiamento della mentalità dei migranti che si spostano dai Paesi più poveri verso quelli più ricchi sviluppando, talvolta, l’anoressia nervosa. Ciononostante si deve ammettere anche che in alcuni Stati asiatici (tra cui il Vietnam, le Filippine, la Cambogia e la Malesia) gli studi sono poco attendibili e carenti.
Ciò a cui si assiste con l’anoressiche, sono aspetti drammatici, in cui il fisico arriva a deperirsi, la massa muscolare appare ridottissima, occhi incavati, le clavicole spigolose, le mani scheletriche, la pelle arida e rugosa. Insomma, tutto il metabolismo appare rallentato, ma facendo una semplice analisi del sangue, non ci si può accorgere dell’anoressia nervosa, in quanto i valori sono nella norma. Un elemento importante, invece, è l’amenorrea, che avviene quando ormai la persona ha perso molto peso. L’amenorrea, secondo alcune ricerche, è una condizione psicosomatica. Ciò viene confermato dal fatto che tende a sparire con la normalizzazione emozionale che si ottiene con un percorso di psicoterapia breve.
Per eseguire una corretta diagnosi di anoressia nervosa bisogna considerare, in primis, 3 fattori-chiave:
1)Il primo è l’estrema magrezza che non deriva da fattori costituzionali, ma che è volontaria. La persona si rifiuta di mantenere il proprio peso corporeo sopra un limite minimale.
2)L’individuo affetto da anoressia nervosa ha una costante fobia d’ingrassare. Questa paura si manifesta anche se il soggetto è sottopeso, tanto da portarlo a voler perdere peso ancora di più nonostante si trovi in un evidente stato di eccessiva magrezza.
3)Ogni individuo affetto da anoressia nervosa mostra una grandissima preoccupazione per l’aspetto fisico, oltre che per il peso. Gli individui affetti sono portati a curare il proprio corpo fino nei minimi dettagli. E qualora gli si faccia notare che il loro comportamento è patologico, rifiuteranno di ammettere di trovarsi in un pericoloso stato psicologico. La mancata soddisfazione dell’aspetto estetico del proprio corpo è, senz’altro, il fattore di rischio più pericoloso.
Questa malattia può esprimersi anche per mezzo di altri sintomi, tra cui la depressione e l’ansia. In molti casi si evidenzia anche un cambiamento nel comportamento con le altre persone.
L’anoressia nervosa può aprire le porte verso delle patologie derivate, alcune delle quali molto pericolose. Innanzitutto occorre ricordare la sindrome da ri-alimentazione, ovvero i disturbi metabolici che avvengono nell’organismo umano che soffre di malnutrizione.
Gli sbalzi metabolici possono provocare uno scorretto assorbimento degli alimenti. È possibile anche che si manifesti la avitaminosi, o le varie sindromi legate alla mancanza di sufficienti fonti di elementi nutrizionali nell’organismo. In via secondaria è possibile che si sviluppi la Sindrome di Boerhave con la conseguente rottura dell’esofago e l’impossibilità di mangiare.
Durante questa sindrome l’organismo dell’individuo colpito soffre di già di numerosi problemi e sintomi difficili da superare, come l’eccessivo vomito, la rottura dell’esofago e il pneumotorace acuto. Infine è possibile che si sviluppi la Pellagra, una malattia che può causare il decesso dell’organismo. La donna, inoltre, può perdere le proprie unghie i capelli e soffrire di malattie della cute.
Le pazienti anoressiche hanno un rapporto con la propria magrezza, quasi di compiacimento e orgoglio anzi un aumento anche di un solo etto, le porta a vivere una situazione di crisi e una precipitazione della propria autostima. Il comportamento all’interno della società cambia.
L’anoressica è talmente preoccupata di se stessa, del proprio fisico, del cibo, e della dieta, che trascura la propria vita sociale, lavorativa e sentimentale. A volte per l’anoressica studentessa, c’è un impegno scolastico, esclusivamente per ottenere un senso di autoaffermazione, più che per un vero interesse in ciò che fa.Il suo rapporto con i genitori è fortemente disturbato.
I genitori si preoccupano, e tendono a scendere a compromessi con la figlia, accettando spesso qualsiasi richieste pur di farla mangiare. Fino a quando la situazione diventa insostenibile, e spesso è proprio in questa fase avanzata che ci si rivolge ad uno psicologo per recuperare. A differenza di ciò che avviene nella bulimia, il volere un aiuto psicologico, è visto come un senso di minaccia per se stessi.
Come già accennato prima, non esistono delle efficaci terapie farmacologiche in grado di eliminare il problema alla radice. Gli studi effettuati in tal campo suggeriscono l’utilizzo dei medicinali anti-psicotici, ma vi è ancora molta strada fare.
Molto più efficaci, invece, sembrano essere le terapie a carattere psicologico e psicoterapeutica. Nel caso in cui la vita dell’individuo sia seriamente in pericolo è possibile ricorrere al ricovero d’urgenza con il conseguente Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Studi e ricerche confermano che un trattamento elettivo nell’anoressia nervosa è la psicoterapia breve dinamico-esperenziale, che ottiene ottimi risultati. L’anoressia, così come la bulimia o il binge eating, sono caratterizzati da una forte emotività, e la terapia dinamica, risulta essere il trattamento più appropriato per regolarizzare le emozioni dell’anoressica inducendo al cambiamento e alla guarigione.