Come noto, ogni minore ha il diritto di mantenere con i propri genitori un rapporto continuativo ed equilibrato.
Le figure genitoriali sono di fondamentale importanza per la crescita equilibrata e serena dei minori, e anche la giurisprudenza di Cassazione lo riconosce, tanto che se uno dei due genitori dovesse impedire all’altro di avere un rapporto con il figlio, il giudice deve accertare se i fatti sono veri ed obbligarlo a ripristinare il rapporto con l’ex coniuge.
Purtroppo non sempre questo avviene. Non a caso si sente spesso parlare di alienazione parentale, che non è una patologia, o un termine clinico, non è una sindrome ma una condotta materiale per mezzo della quale un genitore nega sistematicamente ad un altro di avere un rapporto continuativo ed equilibrato col proprio figlio.
L’alienazione parentale è una situazione che si verifica molto spesso nel corso dei procedimenti legali di separazione e in cui il comportamento di uno dei genitori che impedisce all’altro di vedere il figlio o di avere rapporti con lui; comportamento, questo, che spesso si unisce ad una svalutazione delle competenze dell’altro genitore, volto a metterlo in cattiva luce di fronte ai figli, e che può comportare anche da parte di questi ultimi un rifiuto verso la figura parentale ‘estromessa’.
Non si tratta affatto di un tema banale o poco importante, ha anche dei precisi risvolti psicologici (oltre che giuridici): l’alienazione parentale comporta una coartazione della volontà del figlio, che viene spinto, in modo più o meno esplicito, a rifiutare l’altro genitore. Si tratta di una negazione del suo diritto alla salute, alla autodeterminazione e ad avere un rapporto equilibrato con entrambe le figure genitoriali.
Dal punto di vista psicologico, l’alienazione parentale è una sorta di ricatto emotivo giocato fra padre e madre, ai danni dell’uno o dell’altro, nel quale il figlio rimane vittima.
L’alienazione parentale può riguarda il padre la madre, anche se in genere il genitore rifiutato è il padre: il figlio soffre di questa situazione che si unisce ad un’altra condizione di sofferenza (rappresentata molto spesso dalla separazione dei genitori) e dal sentirsi conteso all’interno di una guerra personale che danneggia sia l’altro coniuge che il figlio stesso.
Lo scopo della alienazione parentale è quello di far sì che uno dei genitori venga escluso dal rapporto col figlio: le dinamiche poste in atto dall’altro genitore fanno sì che il figlio arrivi a rifiutare l’altra figura parentale, compie una donna vera campagna di denigrazione che in casi estremi arriva anche all’accusa infondata di abuso sessuale.
In questo modo l’altro genitore può ottenere l’affidamento esclusivo del figlio, escludendo del tutto l’altra figura parentale. Il bambino che sia affetto dalla sindrome di alienazione parentale (che, ricordiamo, non è una patologia) idealizza uno dei genitori, ed è portato a schierarsi dalla sua parte, al suo fianco. Il figlio finisce per confermare ogni suo sospetto e assecondare sempre il genitore che mette in atto queste dinamiche, colpevolizzando l’altro.
Il bambino affetto da alienazione parentale non è in grado di spiegare in modo razionale per quale motivo non intenda avere a che fare con l’altro genitore, spesso assume in toto anche il linguaggio del genitore alienante, le sue parole e le sue espressioni.
Il comportamento del bambino affetto da alienazione parentale però varia anche a seconda degli anni: in genere, fino ai nove anni il bambino è portato a mostrarsi leale nei confronti di entrambe le figure genitoriali, poi dai nove ai dodici anni tende ad avvicinarsi a uno dei due a discapito dell’altro, ed infine a lungo termine il bambino può subire problemi d’identità o nelle sue relazioni affettive, mentre viene usato come arma verso l’altro coniuge.
In sostanza la sindrome di alienazione parentale non è altro che un disturbo interno alla relazione nel sistema familiare, il genitore alienante prova dei sentimenti distorti verso il figlio che lo portano ad estromettere, usando il figlio come arma, l’altro genitore dalla loro relazione, convincendo il bambino che esso non è affidabile, che non è buono, accogliente e disponibile.
Il ricatto psicologico può anche vertere sulla paura del bambino di perdere l’affetto del genitore alienante laddove scelga di non estromettere l’altro. Spesso le coppie che fanno scaturire la sindrome di alienazione parentale sono completamente opposte, nessuno dei due genitori ammettere di aver commesso errori, oppure uno dei due è sempre sottomesso all’altro.
La sindrome da alienazione parentale è una sindrome molto complessa, e spesso anche difficile da riconoscere perché non prevede alcuno strumento tranne l’osservazione clinica per poter valutare la sua esistenza.
In ogni caso la sindrome da alienazione parentale comporta la messa in atto di alcuni meccanismi ‘tipici’ che possono fungere da spia della sua esistenza, ad esempio:
In genere la sindrome da alienazione parentale si manifesta nel corso di alcune situazioni come:
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